Perchè non uso Linux

Lo sfogo di un ignorante alle prese con un sistema operativo per duri e puri

di Zazzy (26 Gen. 2004)

Scrivo questo articolo di getto, dopo una breve sperimentazione con Topologilinux, sono alcune riflessioni personali sul perchè, a mio modestissimo avviso, Linux non é ancora pronto per essere installato sui desktop e diventare un prodotto di massa (Nota: questa NON È UNA CRITICA RIVOLTA DIRETTAMENTE A Topologilinux che, anzi, é una delle migliori distribuzioni Linux che ho visto finora).

Premesse

Sono un ignorante! Non so nulla, o quasi, di sistemi Linux. Perchè allora, direte voi, scrivi un articolo su Linux? Bhe, innanzitutto perchè per vari motivi vorrei usarlo, ma é più forte di me, proprio non ci riesco. Magari, ho pensato, sono io che sbaglio qualcosa: vuoi vedere che se scrivo un articolo qualcuno mi spiega dove ho sbagliato? In secondo luogo, vorrei far capire alla comunitá Linux che portare Linux alle masse vuol dire portarlo agli ignoranti come me. È un dato di fatto: le masse non sono la comunitá Linux, sono la segretaria che usa Word e la casalinga di Voghera, sono persone che, come ha detto Paolo Attivissimo in un suo splendido articolo:

"[...] non si divertono a fare a pezzi e rimontare il codice di un sistema operativo: vogliono semplicemente usare il computer in modo sicuro e affidabile, [...]"

A mio modesto parere, é una certa mentalitá da "duri e puri" che tiene lontano gli utenti ignoranti come me che si avvicinano a Linux. Qui di seguito cercheró di evidenziare dove essa emerge.

La shell

Allora, sfogliate velocemente gli HOW-TO di Linux e guardate quante volte compaiono frasi del tipo: "lanciate la shell e...." oppure "aprite il prompt di comandi...", di solito tali affermazioni sono seguite da "modificate il file...", (operazione che di solito si compie con un oscuro attrezzo che pare intuire chiamasi vi o vim).

A questo punto mi viene spontanea una frase: "Benvenuti nel XXI secolo!". Ma qualcuno si rende conto che nel 2004 l'utente medio si aspetta di trovarsi un sistema a finestre e non ha la più pallida idea di cosa sia una shell? Io stesso (e sono un programatore) uso la shell di Windows forse una volta al mese per lanciare vecchi programmi MS-DOS. È inammissibile pensare che la casalinga di Voghera immagini anche solo lontanamente cosa siano bash e vi.

Qui penso il problema sia, come dice Paolo, psicologico: per il guru la potenza di Linux é il controllo totale sulla propria macchina, a colpi di bash e vi, ma l'utente comune non vuole il fine tuning, anzi non vuole nemmeno saperne niente di configurazione.

[1] -Un sistema per le masse dovrebbe funzionare senza bisogno da parte dell'utente di lanciare la shell e questo include la risoluzione dei problemi più comuni.

Installazione - la trasparenza

[2] -Per essere semplice l'installazione deve secondo me ubbidire a due semplici principi:

  • Deve chiedere all'utente solo quello che é strettamente necessario, ossia quello che il programma non puó scoprire da sé o dare per scontato.
  • Se qualcosa deve essere chiesto, lo si faccia almeno con un linguaggio il meno tecnico possibile.

Faccio un esempio: é inutile chiedermi se voglio supporto ef3ext, NTFS, FAT etc., tanto non ho la più pallida idea di cosa state parlando. Installateli tutti di modo che se ho una partizione FAT posso vederla e se non ce l'ho amen. Formattate la partizione principale come volete, tanto la casalinga di Voghera non é certo in grado di giudicare quale filesystem usare. Ed ancora, non chiedetemi se voglio installare "Kernel-linux-XYZ123.001b" o "Kernel-linux-ABC345.002b", se un Kernel funziona solo sui desktop ed un altro solo sui portatili chiedetemi "Hai un PC o un portatile?" e comportatevi di conseguenza.

Installazione - i moduli

Linux ha un sacco di software, ne ha troppo! Di solito l'utente ha di fronte una lista di package e non sa cosa sono. Distinguiamo un attimo fra due tipi di package.

Le "applicazioni": la casalinga usa probabilmente un browser, un file manager, una suite di prodotti office (magari solo un word processor), un client per le mail, un player CD/MP3/DivX/DVD. [3] - Questi componenti di uso immediato, e solo questi, dovrebbero essere installati automaticamente, senza nemmeno chiedere. Una copia: non mi servono tre browser solo perchè sono disponibili, me ne basta uno, caso mai lo cambio io dopo. Se qualcuno ha bisogno di altre cose é probabilmente abbastanza esperto da usare un tool per scaricare ed installare un package.

Il "software di sistema": intendo qui tutte le componenti necessarie al funzionamento del PC che peró non sono direttamente visibili all'utente (es. il kernel, le librerie di sistema, etc.). [4] - Queste componenti vanno installate in modo trasparente senza chiedere informazioni all'utente che, ripeto, non ha la minima idea di cosa gli si sta chiedendo.

Riguardo a questi ultimi package un discorso a parte merita il modo in cui viene trattato il kernel perchè indicativo della mentalitá da "duri e puri" di cui si parlava. Vi rendete conto che nessun utente Windows si ricompila mai il kernel? Perché allora dovrebbe farlo un utente Linux? Possibile che non si possa installare un kernel che funzioni con il 90% dei PC prodotti negli ultimi 2-3 anni e che l'utente si tenga quello? Non mi importa se non é ottimizzato al 1000%, tanto il mio PC al 98% del tempo e' IDLE che aspetta che io prema un tasto. Perchè appesantire l'installazione con sorgenti del kernel, gcc, etc. etc. etc.?

Uso - Le applicazioni

Vorrei esporre un semplice concetto, che magari puó sembrare filosofico, ma in realtá ha implicazioni molto pratiche: non c'é differenza fra un'applicazione che non ho installato e una che ho installato senza saperlo: in entrambi i casi non sono in grado di usarla. Questo per dire che é inutile installare 6 CD di applicazioni se poi non ho un posto sulla scrivania dove le vedo.

[5] - Tutto il software installato dovrebbe essere disponibile a portata di click sul desktop sotto Avvio>Programmi o qualcosa del genere.

Uso - La rete

Nel 90% dei casi, se sto lavorando in LAN devo condividere file e stampanti, molto probabilmente con sistemi Windows.

[6] - DHCP, Samba e LISa dovrebbero essere automaticamente attivi se ho dichiarato che il mio PC e' in LAN. Dovrebbero funzionare in modo trasparente senza domandarmi la password per accedere alle risorse condivise ad ogni click.

Uso - root

[7] - Se IO installo Linux e creo un utente per ME, quell'utente deve essere in grado di usare il sistema senza conoscere la password di root e senza bisogno di diventare root.

La maggior parte della gente ha una login "di default" che usa e con la quale puó utilizzare il computer, compreso installare/modificare applicazioni e/o programmi. Vorrei fosse così anche per Linux, di default. Se installo il PC per TIZIO allora probabilmente sono in grado di creare per TIZIO un utente che non puó modificare il sistema.

Anche qui, penso sia sempre il solito probelma da "duri e puri": si parte dal presupposto che Linux é sicuro (lo é ed é giusto che sia così) e si arriva ad un sistema che tratta il suo utente come un hacker. Mi sta bene che, se voglio, il sistema sia blindato, non mi sta bene dover usare due password per cambiare IP alla mia scheda di rete o riconfigurare un firewall per usare AIM.

Conclusioni e proposte

OK, lo ammetto, é uno sfogo impulsivo e forse troppo duro, non di meno ritengo contenga un briciolo di veritá: Linux, anche nelle distribuzioni per utenze di massa, si trascina alcuni concetti di natura psicologica che denotano che, sotto sotto, é fatto da guru per guru.

Parlo di concetti di natura psicologica perchè non sono problemi tecnici in senso stretto: settare un IP non é un problema tecnico, sappiamo come farlo. È il come si pensa l'utente debba farlo il punto importante: se penso che sia normale lanciare bash e vi per modificare /etc/.pipporc sto assumendo implicitamente che chi mi sta di fronte sia un iniziato. Finchè non abbandono questa prospettiva ogni applicazione che scrivo resterá comunque una applicazione per iniziati e Linux non sará un serio rivale per Microsoft (ricordate per ogni guru ci sono centinaia di casalinghe).

Per non apparire troppo distruttivo prometto innanzitutto che cercheró di applicarmi e di imparare ad usare Linux.

In secondo luogo: vi sareste chiesti cosa sono i numeri fra parentesi quadre sparsi nel testo: a mio avviso essi segnano i requisiti minimi che dovrebbero stare alla base di una distribuzione davvero per le masse, si potrebbe chiamare Stupidinux o EasyX, o come volete, potrebbe essere la prima distribuzione Linux pensata per le casalinghe di Voghera. Io non ne so abbastanza di Linux per lavorare ad un simile progetto, ma se c'é qualcuno lá fuori che se la sente si faccia avanti, sono solo abbozzi che si potrebbero definire meglio, io potrei essere un ottimo beta-tester (della serie se lo posso usare io lo usano tutti).

Magari Stupidinux c'é giá, in tal caso, fatemelo sapere.


Ogni riferimento a segretarie e/o casalinghe di Voghera é puramente fittizio, non fa riferimento a nessun personaggio reale. Tantomeno non si intende esprimere giudizi di alcun tipo su segretarie e/o casalinghe di Voghera.



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